APOLOGIA DEL FICO SECCO

Ma è giusto. E' come nell'evoluzione borghese dei peracottari o dei macellari, in stile Camilli (presidente del Grosseto calcio): inizi che non sei nessuno, vendi la carne delle pecore al chilo a Montalto di Castro, oppure fai il formaggio. Poi gli eventi ti portano a fà li sordi e pensi di contare perché c'hai 'r cayen o la villa subito fuori città, ma a du chilometri. Dentro di te però tutti lo sanno, resti un peracottaro. Voi dell'inter siete ancora così: avete vissuto con un presidente demente anni di stenti e soldi buttati, ma a furia di miliardi, di giocatori stranierifenomenali e allenatori supersonici, qualcosa è arrivato. Ma è per questo che non sapete e non saprete mai perdere. Noi siamo altro: vecchi decrepiti che vivono di una gloria passata, di successi alle volte conquistati poco chiaramente, e in certi casi, molti, sul campo con giocatori esemplari come Alex. Come la vecchia aristocrazia puzzona, gli juventini cercano di non essere affondati e restano aggrappati con le unghie a quel centimetro di cornicione prima di cadere per strada dal ventesimo piano.

Il calcio è l'Italia e l'Italia è il suo calcio. Juve e inter sono le due facce, passata e presente, della stessa medaglia. In mezzo ci sta il gol di Rooney e le squadre divertenti come il Palermo o il Napoli. Il resto è tradizione e sfottò, ma non merita troppa serietà. Il calcio forse, per questo motivo, è un qualcosa che va vissuto unicamente nel presente per goderne a pieno la magia o nel passato dei ricordi di quando eravamo piccoli. Oggi funziona soltanto perché innesca gli stessi meccanismi infantili di allora e, in fin dei conti Juve-Inter è lo sfogo di una popolazione in crisi: la guerra civile in 90°, la sega di dio, oppure una piccola atomica che deflagra senza troppi danni. Questo è per me Juve-Inter, e forse tutto il calcio in generale. Però le altre partite sicuramente contano meno. I derby contano per chi vive la propria città calcistica e non altro.

Questo è il mio calcio... ma anche chissene.